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Eroi d'América: Tesourinha

Eroi d'América: Tesourinha

© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport
 di Oreste Giannetta   vedi letture

Immaginate un’ala di carnagione scura e di corporatura esile, tanto da costringere il suo primo club a fargli bere due litri di latte al giorno per irrobustirne le ossa. Immaginatelo maestro assoluto del dribbling, col quale metteva immancabilmente fuori gioco tutti i difensori che si trovava davanti. Se state pensando a Garrincha è normale, perché come sempre è la Coppa del Mondo a fare di un fuoriclasse un campione epocale. Ma dieci anni prima dello sfortunato “Angelo dalle gambe storte” il Brasile impazziva per un altro giocatore dal suo stesso stile. Parliamo di Osmar Fortes Barcellos, in arte Tesourinha. L’origine del suo soprannome non è chiara, perché potrebbe derivare dalla sua scuola di samba, Os Tesouras, le forbici, oppure proprio dalle forbici stesse, per la sua capacità di tagliare in due le difese avversarie.
Il club della vita, per il giovane Tesourinha, è l’Internacional di Porto Alegre, che lo fa esordire in prima squadra nel 1939 come ala sinistra, con licenza di accentrarsi e colpire di destro. Questo almeno finché non arriva il mancino naturale Carlitos, che lo spinge sulla destra senza comunque intaccarne il rendimento, tanto che per il Colorado inizia l’epoca d’oro. Insieme allo stesso Carlitos, ad Adãzinho e a Villalba, Tesourinha forma una linea offensiva che resterà nella storia come O Rolo Compressor, il rullo compressore. Ancora in quegli anni le squadre giocano solo i campionati statali e l’Inter, grazie ai suoi attaccanti, fa suo il Gaúcho per otto volte in nove anni, tra il 1940 e il 1948.
Le vittorie, corredate anche da due titoli di capocannoniere, valgono a Tesourinha le convocazioni per la Copa América sia nel 1945 che nel 1946, entrambe terminate al secondo posto alle spalle dell’Argentina. Andrà meglio al terzo tentativo, nel 1949, quando si gioca proprio in Brasile. La nazionale, che ancora gioca in maglia bianca (cambierà dopo il Maracanazo), è lanciatissima verso il mondiale che dovrà ospitare l’anno seguente. Guidata da Ademir, Zizinho, Tesourinha e dal bomber Jair, travolge ogni avversario che le si pari davanti. L’ala dell’Inter apre le marcature nel 9-1 all’Ecuador e nel 5-0 alla Colombia, andando a segno anche nel 5-1 all’Uruguay, ma non nel 10-1 alla Bolivia e nel 7-1 al Perù. Non ci si capacita, dunque, di come il Paraguay riesca a battere il Brasile nell’ultima giornata, nonostante un’altra rete di Tesourinha, se non, a posteriori, con quell’incapacità di chiudere i conti che sarà fatale dodici mesi dopo. Per fortuna questa volta c’è il paracadute dello spareggio coi Guaraní, che non hanno scampo, sommersi per 7-0 con altri due gol di Tesourinha. Non lo sa ancora, ma questa sarà l’ultima gara ufficiale con la nazionale.
Proprio nell’estate del 1949, dopo aver vinto il premio come miglior giocatore del campionato precedente, si concretizza il passaggio al Vasco da Gama, per una cifra record. Vince subito il campionato Carioca, ma un infortunio gli fa perdere la parte finale della stagione. Soprattutto, però, gli fa perdere la Coppa del Mondo, che chissà come sarebbe finita, se in campo contro l’Uruguay ci fosse stato anche lui. Non si sa se per la delusione o per i postumi dell’infortunio, ma il resto della carriera non è all’altezza degli anni precedenti. Ha ormai oltre 30 anni quando torna a Porto Alegre, ma con la casacca sbagliata, perché lo acquista il Grémio, grande rivale dell’Inter. Nonostante questo, comunque, diventa presto il beniamino dei Tricolores, essendo il primo calciatore di colore a vestirne la casacca, anche se non arriva nessun titolo. Siamo nel 1955 quando accetta un contratto a gettone per il piccolo Nacional di Porto Alegre, prima del ritiro datato 1957.
Nel frattempo, con la maglia del Botafogo, è nata già la stella di Garrincha, che ne prenderà il posto in nazionale, diventando uno dei protagonisti nelle vittorie mondiali del 1958 e del 1962. Fatalmente l’astro di Tesourinha si offusca, sempre più pallido nei ricordi degli appassionati. Tranne di quelli del Colorado, che alla domanda su chi era meglio tra Tesourinha e Garrincha non avranno mai dubbi.


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