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Falcao uomo mercato. Argentina, questione di vita e morte

Falcao uomo mercato. Argentina, questione di vita e morte

© foto di Andrea Colacione
 di Andrea Colacione   vedi letture

Questa Colombia che viaggia come un treno è approdata ai quarti di finale, vincendo con piena legittimità il gruppo A davanti ai padroni di casa dell’Argentina. Ieri sera ha sconfitto per 2-0 la Bolivia come era logico attendersi in un match che è stato sempre senza storia: dall’inizio alla fine. Ovviamente il mio giudizio sui “cafeteros” non è legato al risultato dell’ultima gara, che peraltro poteva e doveva essere più rotondo, bensì al contesto generale.

La Colombia del “Bolillo” Gomez è un mosaico, un’orchestra dove tutti gli automatismi funzionano a meraviglia. In sede di presentazione avevo già scritto che questa squadra (così come peraltro il Cile) sarebbe arrivata lontano in questa “Copa” ed ora a maggior ragione dopo tre gare disputate non posso che esserne sempre più convinto. La difesa è stata sin qui perfetta con i due esperti centrali Yepes e Perea che non hanno fatto entrare dalla loro finestra, ovvero dall’area di rigore, neppure uno spiraglio. Sulle fasce Zuniga e soprattutto Armero sono due pendolini dalle risorse inesauribili. La loro velocità e la loro tecnica è innata ma il campionato italiano li ha migliorati ulteriormente sul piano tattico e della concentrazione. Il centrocampo è molto folto ed anche molto tecnico con Fredy Guarìn che lo governa con la sapienza di un professore; accanto a lui agisce Abel Enrique Aguilar, un altro elemento che alterna eleganza e senso tattico, mentre Dayro Moreno è una sorta di trequartista che appoggia Falcào quando la Colombia riparte con rapidità in attacco. Infine sulle fasce stanno facendo bene Carlos Sanchez ed Adriàn Ramos, fresco di promozione in Bundesliga con l’Hertha Berlino.

Questa Colombia che ha sin qui incantato, oltretutto si sta permettendo il lusso di tenere in panchina elementi come Cristian Zapata, centrale dell’Udinese che è uno dei pezzi pregiati di questo mercato (dovrebbe finire al Villarreal o in Inghilterra), come Quadrado, anch’esso dell’Udinese, come Elkin Soto che ha incantato nell’ultima Bundesliga con il Mainz e come Teòfilo Gutièrrez, stella del Racing Club in Argentina oltre ad Hugo Rodallega che entra spesso a gara in corso. Tanta roba per una squadra che produce tanto “fùtbol” nell’arco dei novanta minuti e che a mio avviso deve soltanto imparare a concretizzare di più le numerose palle-gol che crea a getto continuo. Il calcio di questa Colombia è un calcio raffinato ma che viene sviluppato con grande semplicità e naturalezza grazie ad interpreti che parlano più o meno lo stesso linguaggio e ad automatismi che avvengono in maniera quasi scientifica, con una punta di diamante come “El Tigre” Radamel Falcao Garcia, uno che morde sempre la porta con istinto felino e che ha un senso del gol innato.

Personalmente sono decisamente felice per la sua esplosione visto che stravedo per lui sin dai tempi in cui giocava nel mio River Plate che lo ha svezzato nel campionato argentino. Ieri Falcao che quest’anno ha frantumato record su record con il Porto è stato il protagonista assoluto del trionfo colombiano con una doppietta e sono certo che il suo cammino in questo torneo sarà in crescendo, così come quello della Colombia, anche se bisognerà valutare attentamente gli incroci che avverranno dai quarti di finale in poi. Il primo gol di ieri sera è l’esemplificazione massima della spettacolarità ed al tempo stesso della semplicità del gioco colombiano. Aguilar inizia l’azione, Dayro Moreno con un eccellente verticalizzazione pesca Falcao che approfitta delle praterie lasciate dalla difesa boliviana e fulmina Carlos Arias con un diagonale angolato, preciso e velenoso: uno dei pezzi pregiati del suo straordinario bagaglio tecnico. Poi è arrivato il raddoppio dal dischetto dopo che Armero ha “scherzato” con il povero malcapitato Amador che è stato costretto a stenderlo. Falcao ha trasformato con freddezza senza lasciare scampo a Carlos “El Pollo” Arias che era stato miracoloso contro il Costarica, parando molto bene un penalty ed anche la successiva ribattuta. Un goal dedicato allo sfortunato David Ospina, portiere del Nizza che doveva essere il titolare in questa Coppa America ma che si è infortunato alla vigilia, durante gli allenamenti. Lo ha sostituito Neco Martinez, portiere dell’Once Caldas che fin qui non lo ha però fatto rimpiangere. La Bolivia come avevo scritto dopo il pareggio contro l’Argentina è ben poca cosa e se non vince da sedici partite consecutive in Coppa America vorrà pur dire qualcosa.

La nazionale “dell’altiplano” guidata dall’argentino Quinteros, nato a 308 chilometri  da Santa Fe ha molti limiti ed a mio avviso forse il miglior elemento è proprio il portiere Arias che è stato votato come miglior estremo difensore dell’ultimo campionato iraeliano. La difesa è lenta, spesso fuori posizione e poco amalgamata; il centrocampo ha poca qualità e poca forza d’urto e quindi fa quel poco che riesce a fare mentre l’attacco é sin troppo leggerino e la presunta stella Marcelo Moreno Martins che gioca in Ucraina nello Shakhtar di Mircea Lucescu a mio avviso gode di una fama esagerata rispetto al suo reale valore, così come “El Conejo” Arce, ex Corinthians e che ora milita in patria nell’Oriente Petrolero.  In questo match è andato tutto secondo copione. Stanotte però tutti aspettano al varco l’Argentina di Messi che in patria da sempre genera amore ed odio. L’Albiceleste ha un solo obbligo: deve vincere ad ogni costo e non ha scusanti perché nonostante tutti i disastri sin qui compiuti la gente a Cordoba ha accolto la delegazione con grande calore. Batista questa volta mi sembra che abbia le idee un po’ più schiarite, almeno guardando la probabile formazione che andrà in campo che più o meno è quella che avrei schierato personalmente sin dalla prima gara, almeno per quel che concerne il modulo. “El Checho” sa bene che questa notte (inizio alle 2,45 italiane) è in ballo il suo futuro, nonostante i contratti firmati, ma anche quello di un intero movimento che vive la frustrazione, pur essendo un gigante in ambito calcistico, di non alzare un trofeo dal lontano 1993, quando la Selecciòn conquistò l’ultima Coppa America in Ecuador.

Stanotte  l’Argentina andrà in campo dall’inizio con quattro volti nuovi: usciranno dall’undici titolare due dei tre mediani e cioè Cambiasso e Banega (si salva il solo Mascherano!) oltre a Lavezzi e Tevez, inesistenti contro la Colombia ed al loro posto entreranno Gago (un volante de costruciòn), Di Maria, Aguero ed il “Pipita” Higuain. In pratica si passerà dal 4-3-3 al 4-2-3-1 con Messi ed Higuain che probabilmente si scambieranno a turno il ruolo di centravanti. Se fossi al posto di Batista avrei molti timori per la difesa, visto che la coppia Burdisso-Gabriel Milito oltre a difettare di rapidità mi è apparsa sin troppo frastornata e con un velocista come la pantera Jonathan Campbell ci sarà ben poco da scherzare; ben diverso sarebbe stato il discorso se in campo ci fosse stato uno come Walter “The Wall” Samuel, capace di mettere guinzaglio e museruola al più temibile degli attaccanti.

Dall’altra parte il cittì del Costarica, Ricardo La Volpe ha proibito ai propri giocatori di chiedere l’autografo a Messi prima del match ed ha messo in discussione il lavoro generale di tutto il calcio argentino affermando che c’è poco tempo per lavorare con i giocatori e che bisogna fare di più con le selezioni giovanili. “El Bigotòn” (Il baffone) è un argentino che oggi ha l’ingrato compito di dover fare del male al suo paese: un paese che in questo momento sta soffrendo già molto, soprattutto in ambito calcistico. L’Argentina vincendo stanotte potrebbe chissà anche risorgere, altrimenti sarà l’ennesimo fallimento; solo che in questo caso verrà toccato il fondo e sarà assai difficile risollevarsi. Una vittoria farebbe passare l’albiceleste come seconda del girone ed in questo caso troverebbe  nei quarti la seconda del gruppo C (Uruguay, Perù oppure Cile); una sconfitta la eliminerebbe matematicamente, mentre con il pareggio arriverebbe terza con una differenza reti di 0 e con speranze molto residue di proseguire il cammino visto che sarebbe costretta ad aspettare fino a mercoledì quando si concluderà la fase a gironi. Nel gruppo C secondo logica una squadra dovrebbe arrivare terza con almeno quattro punti, visto che è assai probabile che l’Uruguay superi il Messico, mentre nel B la situazione è molto più ingarbugliata.

L’Argentina in caso di pareggio contro il Costarica dovrebbe sperare che il Brasile non vinca contro l’Ecuador e che il Paraguay non faccia altrettanto contro il Venezuela, anche se pure questa eventualità non assicurerebbe affatto il passaggio del turno, dato che la terza classificata del gruppo B potrebbe avere la meglio per il maggior numero di goal segnati, dal momento che l’Albiceleste sin qui ha un solo goal a favore. Per evitare di appellarsi a tutti i santi possibili ed immaginabili, Batista ed i suoi ragazzi stanotte hanno un solo compito: vincere, costi quel che costi e per farlo dovranno tirare fuori tutta la garra (grinta), caratteristica che da sempre li contraddistingue. Batista che non ha accontentato il suo nemico Maradona, tenendo ancora fuori Pastore, stanotte schiererà sette undicesimi della squadra che ha vinto l’oro olimpico a Pechino nel 2008. Mancheranno solo Riquelme e Monzòn (fuori dalla lista) ed i difensori Pareja e Garay che si accomoderanno in panchina. Chissà che non sia un segno del destino? Ma a parte tutto, l’Argentina stanotte dovrà contare solo su sé stessa. O sarà vita o sarà morte: non ci sarà più alcun appello!


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